Recensioni "Vendesi Napoli" - Massimo Siviero

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Che dicono di lui

STRALCI DI RECENSIONI DELLA STAMPA E DEI SITI SUL ROMANZO
" VENDESI  NAPOLI "

 

www.culturaspettacolo.it
"Napoli non è soltanto lo scenario delle vicende poliziesche che hanno come protagonista il commissario Abruzzese. E’ la città la vera protagonista, con la sua attualità di degrado ambientale e sociale e, per contrasto, il fascino perenne delle sue memorie: storia e arte che si materializzano nei mille luoghi-simbolo partenopei

ROMA (15 giugno 2005)

"Siviero si è tuffato fruttuosamente nell'enigmatica e sospettosa atmosfera del giallo ed è nato il testo 'Vendesi Napoli' […] Tutto lo svolgimento della trama è condotto bene, senza frange inutili né sbavature che possano oscurare la genesi della rappresentazione in gioco di immagini e figurazioni, anziché di collegamenti tra fatti accaduti e i racconti di essi. La scrittura è secca, ma non monotona né opprimente, pur se spesso fa vibrare voci rauche e toni bassi, aderenti allo svolgimento del canovaccio, che non è monocorde, nonostante l'assunzione di fatti ed eventi che non sfuggono alla peculiare natura studiata dall'autore in funzione di risoluzioni poliziesche con atmosfere torbide da vero thriller all'ombra del Vesuvio […]". (Elio Bruno)

PATRIMONIOSOS.IT (12 giugno 2005)
"Il quarto romanzo giallo di Massimo Siviero. Argomento di viva attualità: la (s)vendita del patrimonio artistico e storico e la perdita di identità".

CRONACHE DI NAPOLI (11 giugno 2005)
"Massimo Siviero è tornato in libreria con il suo nuovo poliziesco 'Vendesi Napoli'. Il romanzo è una storia forte, radicata sulla metropoli e dentro la metropoli napoletana, com'è nelle abitudini di Siviero. Il romanzo, dalle prime righe, incolla subito il lettore alla pagina sino al finale davvero coinvolgente in un ritmo incalzante dove i colpi di scena si susseguono l'uno dopo l'altro. E la vendita di Napoli? Un mistero, certo, che il lettore potrà risolvere in compagnia del commissario Gabriele Abruzzese della questura di via Medina […]".

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (10 giugno 2005)
"Vendi Napoli e poi muori. Tombe celebri profanate (da Virgilio a Leopardi) e assassinii: la cronaca diventa noir. Siviero torna in libreria con un altro romanzo, 'Vendesi Napoli', d'ambientazione partenopea e ancora una volta cronaca e letteratura vi si confondono. Una torbida storia di effrazione delle tombe monumentali di Virgilio e di Leopardi si intreccia con l'omicidio del sorpintendente ai monumenti, consumato proprio in piazza Plebiscito […]". (Vittorio Gennarini)

CORRIERE DELLA SERA/DEL MEZZOGIORNO (5 giugno 2005)
"Massimo Siviero, giornalista e scrittore, disegna in 'Vendesi Napoli' una città svuotata, che è ridotta a un agglomerato di case senz'anima. Chi ricorda la Napoli splendente e infima di Virgilio, Vico e Leopardi? Che cosa è rimasto nelle viscere della città dello storicismo e della filosofia, oltre che delle grandi riviste politiche e culturali del Novecento? Solo memoria. La Napoli odierna è un immenso baraccone, che potrebbe assomigliare a New York o Parigi, mutando semplicemente i toponimi delle strade […] Ma com'è possibile far mutare pelle a un luogo sovraccarico di memoria? Semplice, attuando delle politiche di pulizia e securizzazione del centro storico che prendano di mira i clochard e i migranti: coloro, cioè, che rovinano il vestito buono della capitale del Mezzogiorno. Ecco: privatizzare il demanio storico e artistico sembra essere la chiave del futuro di Napoli". (Michelangelo Cimino)

IL CENTRO (2 giugno 2005)
"Una storia noir ambientata nella caldissima Napoli. L'accostamento viene dallo scrittore Massimo Siviero con il romanzo 'Vendesi Napoli'. La storia ha come inizio la morte di un soprintendente ai beni culturali [...] Tra questi eventi si muove il commissario Abruzzese, alle prese con la folta fauna napoletana e con i misteri vecchi e nuovi di una Napoli capace di offrire sempre nuovi volti. Tra tracce vere e depistaggi, Abruzzese si muove nelle retrovie buie di Napoli, facendo venire a galla ambienti e panorami, e quasi ricordando le peregrinazioni del sottosuolo di Napoli di un celebre film di Nanni Loi, 'Mi manda Picone'. Lo stile narrativo di Siviero è sobrio e incalzante, già all'inizio, sin da quando viene descritta la morte del sovrintendente. Uno stile navigato, dato che Siviero, scrittore e saggista, è al suo quarto romanzo […]". (Marco Tabellione)

IL MESSAGGERO (2 giugno 2005)
"Un intricato giallo letterario. L'omicidio del soprintendente ai beni culturali e le profanazioni delle tombe di Virgilio, Leopardi e Vico sono solo l'inizio. In 'Vendesi Napoli' Massimo Siviero mette in moto il suo commissario Gabriele Abruzzese. Un acume unico, che conosce bene vizi e virtù di Napoli. Un intreccio di vicoli, grotte, siti archeologici, parchi. Barboni, gionalisti-venditori ambulanti, ballerine, delinquenti gentiluomini e gentiluomini delinquenti. Tutto in nome della cultura […]". (Cla. Ro.)

LA VOCE DELLA CAMPANIA (n.6 - giugno 2005)
"Uno strano incidente. Una moto 'sfiora' il sovrintendente ai beni culturali Goffredo Handaman e lo uccide... Massimo Siviero è al suo quarto romanzo. E protagonista, anche questa volta, è il commissario Abruzzese, grande acume investigativo e un alpenstock, una sorta di Poirot in salsa vesuviana. Il commissario, stavolta, è convinto che non si tratti di un incidente, ma di un omicidio. Ne avrà le prove dal momento che la catena di violenze non si ferma, a partire dai raid fra le tombe di uomini illustri come Leopardi e Vico […]. Noir e cronaca più che attuale, dunque. In una città sempre più in preda al degrado e ai suoi sempre più identificabili carnefici".(Lorenzo Zenone)

NAPOLIONTHEROAD.IT (giugno 2005)

"Tra le molteplici tonalità del giallo, il racconto di Massimo Siviero ha i caratteri del poliziesco tradizionale, tipico della scuola inglese, caratterizzato dalla ricerca razionale della soluzione, dalla presenza di un detective eccezionale con il quale il lettore gareggia per scoprire il colpevole. La trama contiene una serie di costanti narrative che da una parte mettono il lettore a proprio agio, dall’altra ne alimentano la curiosità. La situazione iniziale, ad esempio, è una lunga sequenza descrittiva che crea una condizione d’attesa e di crescente incertezza. Il delitto viene commesso nella centralissima piazza del Plebiscito. Muore il soprintendente delle Antichità Goffredo Handmann e sulla scena del crimine arrivano il Commissario Abruzzese ed il suo assistente, l’ispettore Emilio Malinconico. Il contesto si complica a causa di profanazioni e furti misteriosi compiuti in luoghi simbolo della città: le tombe di Virgilio, Leopardi, Vico. Scatta il meccanismo dell’investigazione, ‘cuore’ del giallo, ed il fiuto infallibile del detective avverte un invisibile nesso. Si crea intorno a questi eventi una specie di mulinello che attira verso il centro della storia innocenti e colpevoli, vittime e criminali. I personaggi sono tantissimi, almeno venticinque, innumerevoli gli indizi da raccogliere e vagliare. Nella complicata matassa prevale il filo rosso del mistero e il compito del Commissario Abruzzese consiste nel dipanarlo, isolarlo, esporlo. Con pazienza si mette alla ricerca di circostanze, elementi, tracce, moventi fino a raggiungere, in un finale a sorpresa, la soluzione e lo smascheramento del colpevole. ‘Vendesi Napoli’ è un giallo napoletano nel quale è possibile trovare diverse chiavi di lettura. L’indagine poliziesca, infatti, si combina con l’elemento sociologico, politico, culturale, dando vita ad una narrazione incalzante, suggestiva. Dalle pagine salgono piano piano i rumori della città, il ritmo convulso e l’ansia del vivere quotidiano. Una Napoli lontana da ogni oleografia classica nella quale la ‘napoletanità’ sopravvive nella folla variopinta dei protagonisti, nelle testimonianze dell’arte, nell’utilizzo frequente della "lingua". Siviero combina sapientemente storia, miti, superstizioni in un viaggio ideale nella memoria e nei luoghi della tradizione. Il passato sembra essere il codice da utilizzare per decifrare i misteri del presente, primo tra tutti la perdita d’identità della città stessa. Il commissario prefettizio nominato in seguito alla crisi in Comune, decide di punto in bianco di stravolgere la storia di Napoli cancellando i nomi delle strade, eliminando tutti i barboni e l’intera cultura della solidarietà.  ‘…Gli uomini senza storia sono brandelli di carne -dichiara Joe Pazienza, ambulante ed ex giornalista, in commissariato – C’è la deriva delle idee, castelli e palazzi che si vendono tra l’indifferenza o l’approvazione della gente affascinata dai geni del commercio […]’. Quasi una profezia, ispirata dalle recenti direttive politiche che intendono mettere in vendita numerosi gioielli di famiglia […]. Il racconto di Siviero propone un ipotetico quanto realistico scenario nel quale i beni culturali si trasformano da ricchezze su cui investire in risorse da sfruttare senza rispetto. ‘[…] All’improvviso affiorò un muso mostruoso che afferrò tra i denti il grosso pasto sanguinolento, emerse con il dorso squamoso, agitò la coda e subito scomparve con il boccone. Era un enorme coccodrillo ‘inaugurato’ in quel momento con un’esibizione da circo. La gente lo chiamava a gran voce: ‘Camillo! Camillo!…’. Di fronte a questo vero e proprio complotto anticulturale la protesta monta dal basso, dalle viscere della città per salvare dall’oblio i miti e l’anima di Napoli. Il giallo si sposa con i colori forti della denuncia sociale e la ricerca della verità va oltre il fatto specifico e contingente. L’enigma da risolvere riguarda il futuro. Un crimine efferato si va consumando sotto gli occhi di tutti: il lento e costante avvelenamento di un intero popolo per rubargli un’eredità preziosa. Il Commissario Abruzzese riuscirà a risolvere anche questo caso, impedendo un delitto quasi perfetto?". (Fiorella Franchini)

LA REPUBBLICA (28 maggio 2005)
"'Vendesi Napoli' è un giallo 'letterario' che conduce il lettore lungo strade dal nome cambiato, fra grotte di tufo e antiche chiese del centro storico, sulle tracce del fantomatico assassino del soprintendente ai beni culturali [...] proprio come in una caccia al tesoro, agli 'sprefunne' di alcuni sommi poeti (Leopardi, Vico e Marino) le cui tombe appaiono profanate. A sciogliere il mistero il commissario Abruzzese e l'ispettore Malinconico, suo comprimario, modello Watson [...]. Massimo Siviero ha il gusto della citazione colta che rende merito alle bellezze della città".

AVANTI! (23 maggio 2005)

"Ipotizzando una possibile privatizzazione del nostro patrimonio artistico, Massimo Siviero denuncia nel suo 'Vendesi Napoli' il degrado ambientale e morale del capoluogo campano, capitale di tanti primati, non tutti positivi. Saggista e romanziere apprezzato, Siviero dipinge una Napoli lontana dall'oleografia e dal bozzettismo, popolata da personaggi realistici come il commissario Abruzzese, sorta di Maigret partenopeo con il sigaro al posto della pipa […]. Imbastendo una trama intricata, vivacizzata da dialoghi serrati spesso contaminati dalla parlata dialettale, il romanzo si legge come un mystery o come un viaggio nei luoghi dell'arte e nella dimensione magico-religiosa di questa città colpita da ardite speculazioni e dall'abbrutimento della gente". (Monica Florio)

ILDENARO.it (9 maggio 2005)

"Dopo la parentesi calabrese o, calabrese-napoletana, rappresentata dal suo ultimo romanzo: 'Un mistero Occitano per il commissario Abruzzese', Massimo Siviero con 'Vendesi Napoli' ritorna ad ambientare le sue storie nella nostra città ed a far rivivere il personaggio da lui creato del commissario Abruzzese. D’altronde lo stesso Siviero, in un suo recente saggio, attraverso un’approfondita ricostruzione storica relativa al romanzo d’appendice ed al suo esponente più significativo, Francesco Mastriani, ci ricorda che Napoli è la capitale del giallo italiano. E la Napoli che sceglie in questo suo ultimo romanzo è una città a noi molto vicina, è la Napoli del mancato o tardato Rinascimento, piazza del Plebiscito, il Palazzo reale. Un luogo che è presente nella memoria quotidiana ed è qui che si verifica l’omicidio attorno al quale ruota tutta la vicenda. Goffredo Handmann, sopraintendente ai beni culturali, viene sfiorato da una moto di grossa cilindrata con due persone a bordo che in omaggio alla leggenda metropolitana che il casco a Napoli lo portano solo i killer, hanno il capo coperto da un casco integrale. Non è un omicidio di camorra, non ci sono pistole che sparano, non è uno scippo, nulla viene preso al sopraintendente Handmann, potrebbe sembrare un incidente, ma invece è un omicidio, un omicidio particolare [...]. In questo giallo ci preme sottolineare come l’autore, utilizzando le tecniche narrative del giallo: situazioni, personaggi, tanti, molti sospetti, piste da perseguire che poi si rivelano false, colpi di scena, comunichi non perdendo di vista la lezione di Sciascia, messaggi che vanno molto al di là del giallo […]." (Maurizio Sibilio)

LIMPIDAMENTE.IT (maggio 2005)

"Nello scenario pittoresco ma troppo spesso funestato da atti di violenza, è ambientata questa storia giallo-nera che inizia con uno strano incidente, subito considerato dal commissario Abruzzese come un omicidio volontario. Altri delitti e raid tra le tombe di personaggi illustri del passato si susseguono con un ritmo travolgente e l'attenzione del lettore viene catalizzata non solo sulle vicende del romanzo […].".

GUIDE.SUPEREVA.COM e SHERLOCMAGAZINE.IT (30 aprile 2005)
"Questo libro non potrebbe esistere senza Napoli, e infatti Napoli emerge prepotentemente da più parti, a cominciare dal titolo, per finire con le caratteristiche coloriture delle battute in lingua originale. E già perché qui, in questo ‘Vendesi Napoli’, il napoletano non è più un dialetto, ma diventa quasi una lingua a sé stante. Come un ambiente a sé stante è la città di Napoli, che invece di venirci descritta con suggestive pennellate didascaliche ci viene buttata davanti in rapidissimi flash fotografici, che si susseguono improvvisi in rapidissime inquadrature. Piazze, vicoli e palazzi che, senza nemmeno darci il tempo di pensare, incorniciano gli eventi mentre si snoda davanti ai nostri occhi una serie di colpi di scena da manuale. Uno dei pregi di questo romanzo, che può contare sulle simpatie già suscitate nei lettori dalle precedenti avventure del Commissario Abruzzese, sta infatti nella trama roboante, che con arguzia narrativa prevede l’incrocio di diversi intrecci collaterali tutti egualmente avvincenti. L’improvvisa e misteriosa fine dell’attuale Sovrintendente ai Beni Culturali viene infatti ad inserirsi proprio nel mezzo della decisione di privatizzare Castel dell’Ovo e altre prestigiose strutture pubbliche, che il Comune, non riuscendo più a mantenere, sta lasciando andare in rovina. D’altra parte proprio in quel momento hanno luogo misteriose profanazioni di storici sepolcri che vengono a intersecarsi con le indagini, confondendo la pista principale seguita dal nostro burbero ma simpatico segugio napoletano. Cosa hanno a che fare con il delitto questi antichi sepolcri di poeti, filosofi e pensatori? Mentre da una parte abbiamo la prevedibile quanto inattesa concessione dei beni pubblici del demanio in privatizzazione, dalla parte opposta assistiamo a scavi clandestini effettuati nottetempo con lo scopo  apparente di impossessarsi delle sacre reliquie dei grandi maestri del passato come Leopardi e Giovanbattista Vico. La trama si infittisce quando si scopre che, come è comunemente risaputo, in quei sepolcri non sono mai state custodite le vere spoglie degli artisti, probabilmente disperse nel corso dei secoli [...].". (Sabina Marchesi)


ROMA (23 aprile 2005)
"Facendo appello alla sua affilata e coinvolgente tecnica narrativa Massimo Siviero inietta sin dall'avvio, nel nuovo 'Vendesi Napoli', alcuni eterogenei e inquietanti eventi ai quali lo spedito meccanismo d'intrecci imprime pure un che di fosforico, un brivido metafisico e fascinose incursioni nella sfera della letteratura. L'ambiente, realisticamente individuato, comincia ad accogliere quasi con stupore un nugolo di fatti che, nella loro disposizione in apparenza casuale, nasconde un perverso disegno criminoso. La prosa di Siviero, articolata in segmenti secchi, tra mulinelli di notizie e sorvegliate censure, favorisce l'incedere sorprendente dell'intrigo e ne sottolinea i cupi rimbalzi e, insieme, un contrappunto allegro di macchiette. Sempre presente, Napoli, ferita dai suoi cronici problemi di vivibilità, sfoglia un album generoso di vedute su cui si posa la malinconia di chi scopre devastazioni e veleni e si difende con l'invenzione fantastica, il paradosso, l'ironia: antiche strade, vicoli, quartieri ribattezzati con toponimi 'moderni'; il Maschio Angioino trasformato in una 'fortezza di malavita in doppiopetto'; i 'fantasmi' di Toulouse-Lautrec dispersi nel ventre della Galleria. Mentre parla di un 'enigma dell'ignoto', l'autore ascolta le voci delle pietre della storia, affronta il rebus delle spoglie di Leopardi, condanna lo sperpero dei tesori del passato. Le 'strane coincidenze' della trama gialla, felicemente sciolta dal commissario, spingono in atmosfere imprevedibili […]. Visionario e cronachistico, 'Vendesi Napoli' ha nel mirino un bersaglio di problemi: dal sottosuolo al sole". (Giuseppe Amoroso)


ROMA (14 aprile 2005)
"Non è raro che un giornalista affermato si diletti a scrivere romanzi, opere di pura fantasia. La creatività offre infatti, a chi ne sappia imboccare la strada, l'opportunità di riflettere in prospettiva sulla realtà sociale, oltre l'immediato impatto degli accadimenti di cui informa la cronaca. Sembra essere questo il caso di Massimo Siviero che ha recentemente pubblicato 'Vendesi Napoli'. Il romanzo contribusice a sfatare un luogo comune: la convinzione che le città meridionali si prestino poco ai meccanismi della suspense, quasi che l'assuefazione al clima di violenza diffusa finisse per togliere, piuttosto che aggiungere, vitalità al giallo metropolitano. Un secondo livello di lettura del romanzo ci invita a intraprendere un viaggio nella memoria. Nella vicenda narrata è in atto un processo di disidentificazione che, avviato da alcune crisi del comune, tende ad abolire le radici storiche di Napoli […]. I presupposti di una fantapolitica ci sono tutti: già negli anni passati esisteva, ed esiste tuttora nel nostro paese, una legge che consente la vendita dei beni di Stato, per la quale basterebbe l'assenso del sovrintendente". (Daniele Claudi)

 
 
 
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